La Radio

Le radiocomunicazioni furono possibili soltanto quando Guglielmo Marconi elaborò il primo sistema ricetrasmittente basato sulle ancora sconosciute proprietà di onde, di determinata lunghezza, e polarizzazione del campo elettrico. Nel lontano 1895, mancando ancora la possibilità di amplificare elettronicamente le deboli correnti oscillanti, la radiotelegrafia a brevi e a grandi distanze era possibile solo adottando il Sistema Marconi che prevedeva dei circuiti oscillatori di notevoli dimensioni spaziali. Questi circuiti erano i soli che potessero permettere di sviluppare sufficiente energia in trasmissione e presentare, come una grande finestra nei confronti della luce, una sufficiente superfice o "area di presa" del segnale. Coloro i quali accettano l'errata opinione che Marconi abbia percorso per caso e con fortuna una strada gia' aperta da altri, e nemmeno per primo, non immaginano quanto siano lontani dalla verità storica e dalla realtà scientifica.
Uno dei maggiori ostacoli all'incomprensione dei primi eventi marconiani ebbe origine dal fatto che, dopo il brevetto, si credette che gli strumenti impiegati da Marconi, presentassero le stesse caratteristiche tecniche degli strumenti gia' conosciuti, anche se questi erano concepiti per esperienze che non avevano nulla a che vedere con le radiocomunicazioni. Per dimostrare come questi siano solo pregiudizi crediamo sia sufficiente ricordare solo alcuni fra i tanti episodi storici: dal 1897 al 1901, i tecnici della Marina Militare Italiana, non riuscirono a stabilire delle efficienti comunicazioni neppure a poche decine di chilometri di distanza, quando in Inghilterra Marconi superava gia' le centinaia e si apprestava a superare le migliaia di chilometri.
Come si puo' osservare, da quando Marconi aveva lasciato i suoi apparecchi a La Spezia, di progressi ne erano stati fatti pochi. Da questo documento storico dovrebbe risultare evidente che da quando Marconi aveva lasciato i suoi apparecchi a La Spezia, in Italia, dopo tre anni di tentativi, nessuno era riuscito ad apportarvi alcun perfezionamento degno di rilievo. Dalla dichiarazione storica del comandante Simion, risulta altresi' che la corretta messa in opera dei quattro circuiti accordati simultaneamente (due in trasmissione e due in ricezione), del brevetto 7777, doveva poi rappresentare un'arte ingegneristica di non facile applicazione pratica. Le prestazioni degli strumenti marconiani si dovrebbero pertanto giudicare sempre e solo dai risultati che egli sapeva ottenere. Dalla loro cioe' effettiva resa in un determinato campo di impiego e non in base a delle presunte analogie circuitali con altri strumenti. In questo modo non si correrebbe il rischio di confondere gli strumenti di Marconi con gli apparecchi di Branly, di Lodge e del russo Popov, o con i trasformatori di Tesla, che essendo tutti strumenti elaborati per altre ricerche, non presentavano quelle caratteristiche tecniche cosi' indispesabili nel Sistema Marconi. Caratteristiche inconfondibili che per rimuovere le assurde polemiche sulla paternità dell'invenzione della radio, i testi di storia della scienza e della tecnica, dovrebbero doverosamente evidenziare.

Due importanti ricorrenze storiche

Il 2 marzo del lontano 1899, Guglielmo Marconi tenne all'Institute of Electrical Engineers di Londra la sua prima conferenza sulla telegrafia senza fili, in quell'occasione egli rivelo' una scoperta che, nel 1896, le regole del Patent Office consigliavano di non rendere di pubblico dominio prima di aver ottenuto il rilascio definitivo del brevetto.
La scoperta riguardava la legge fisica che governava la portata di una trasmissione radiotelegrafica in funzione delle dimensioni spaziali dei circuiti oscillatori verticali del suo sistema, della sensibilita' del radioricevitore impiegato e della costante dielettrica del mezzo attraversato: legge che molti lettori di Elettronica Flash avranno sicuramente conosciuto per la prima volta, solo nel n° 180 dello scorso mese.
Contrariamente a quanto viene spesso riportato in molte monografie, non corrisponde al vero che nel 1896, i componenti per realizzare un sistema di telegrafia a onde elettriche esistessero gia' e che per dare vita alle radiocomunicazioni sarebbe stato sufficiente assemblarli. Per convincersi che e' una falsa opinione basta riflettere su questi altri episodi storici significativi. Nel mese di novembre del 1899 il ministro della marina americana invito' Marconi ad eseguire delle dimostrazioni sulle unita' navali statunitensi "New York" e "Massachussets". I risultati entusiasmarono la Commissione americana formata da esperti e il ministro della marina fece una dichiarazione di elogio a Marconi e al Suo Sistema. La dichiarazione venne pubblicata sulla rivista "Navy and Army Illustrated". Se fosse vero quanto viene riportato nelle maggiori Enciclopedie, e cioe' che "Marconi, utilizzando gli apparecchi messi a punto da A.S.Popov e D.E.E. Branly trasmise segnali a 1,5km di distanza (1895)" si dedurrebbe che per realizzare la radiotelegrafia sarebbe stato sufficiente assemblare i componenti elettrici gia' noti alla comunita' dei ricercatori, ma si dovrebbe anche capire che la Marina da guerra degli Stati Uniti d'America (una tra le tecnologicamente piu' avanzate del mondo in campo elettrico), non avrebbe avuto bisogno di rivolgersi a un giovane studioso italiano per realizzarla.
Anche la marina militare italiana aveva creduto di poter migliorare in proprio il sistema, ma dopo quattro anni di inutili tentativi, dovette rivolgersi a Marconi ancora una volta.
Se pertanto i maggiori esperti della marina italiana e americana non erano in grado di ottenere dei buoni risultati neppure assemblando degli strumenti gia' noti, si dovra' convenire che, a tutto il 1900, radiocomunicare doveva rappresentare ancora una difficile arte ingegneristica.
Quando infatti, anche dopo aver imitato il suo sistema, i concorrenti di Marconi non avevano ancora superato la fase delle prime incerte comunicazioni con collegamenti a poche decine di chilometri di distanza, il 27 marzo 1899, Marconi stabiliva invece il primo collegamento radio internazionale fra la Francia e l'Inghilterra.
I segnali arrivarono forti e chiari alla distanza di 130 chilometri; coprendone 50 via mare e 80 via terra, fino a Chelmsford. Come aveva potuto Marconi, in cosi' breve tempo, passare dai 2500 metri di Villa Griffone ai 130 chilometri tra Francia ed Inghilterra, e dopo soli altri tre anni raggiungere l'inaspettata e sbalorditiva portata di 3400 chilometri?
Gli storici che dai testi scientifici non hanno mai potuto apprendere le originali caratteristiche tecniche degli strumenti elaborati da Marconi e la legge fisica da lui scoperta, pensano forse di poter supplire a questa lacuna riportando i giudizi espressi a suo tempo da eminenti scienziati (ritenendoli validi unicamente perche' anche tutt'ora continuano a essere riportati nei testi piu' accreditati), senza rendersi conto che quei giudizi non possono avere nessun valore, perche' vennero espressi prima di sapere cosa Marconi avesse realmente inventato e scoperto. Gli scienziati inglesi Oliver Lodge, Silvanus Thompson, il francese Henry Poincare e l'italiano Augusto Righi, sapevano infatti che l'energia raggiante scoperta da Hertz si sarebbe estinta completamente a poche decine di metri dalle sorgenti conosciute, a quei tempi i loro giudizi sembravano pertanto avere un ragionevole fondamento, ma dopo i risultati ottenuti da Marconi quei pregiudizi dovevano essere rimossi.
L'errore di chi non seppe giudicare Marconi oggi puo' essere perdonato: egli stava aprendo nuovi orizzonti che le teorie scientifiche dominanti non lasciavano assolutamente prevedere. Il valore degli scienziati che non poterono comprendere l'opera di Marconi non puo' essere sminuito per questo, infatti, in altri versanti della scienza, essi hanno sufficienti meriti per essere degnamente ricordati, senza dover alterare la verita' sulle loro oggettive ricerche e sui loro reali contributi scientifici.

L'inquinamento storico

Una monografia edita a cura dell'ufficio storico della R.Marina italiana, pubblicata nel 1927, ne esalta il contributo allo sviluppo della radiotelegrafia. Anche in questo caso, volendo dire la verita' si deve riconoscere, come si e' detto, che nel 1897 la marina militare italiana tento' di prevaricare Marconi mentre solo nel 1902 gli venne offerta la possibilita' di effettuare una campagna radiotelegrafica nei Mari del Nord, con una nave italiana, e che questo avvenne dopo che l'Addetto navale presso l'Ambasciata italiana di Londra aveva segnalato al nostro governo che l'Ammiragliato Britannico aveva offerto di mettere a disposizione di Marconi un incrociatore.
In passato alcune errate opinioni su importanti eventi e personaggi si poterono chiarire solo quando cessarono determinati condizionamenti politici, ma per Marconi questo non si e' mai verificato: forse perche' la scienza delle accademie e delle universita' ha sempre considerato Marconi un "figlio illegittimo", e non amandolo, non lo ha mai nemmeno compreso.
Nessuno puo' negare che a livello universitario sia assolutamente trascurato l'apprendimento del contributo offerto alla scienza da Marconi e questo contribuisce tuttora a impedire la corretta informazione sulla sua opera, anche in altri ambienti culturali.

Nemo profeta in patria

Nell'aprile del 1898 il prof. Adolf Slaby scrive quanto segue: "Nel gennaio 1897, quando le notizie dei primi successi di Marconi si diffusero sui giornali, mi trovavo io stesso interamente impegnato con problemi simili. Io non ero riuscito a telegrafare a piu' di un centinaio di metri attraverso l'aria, e quindi mi apparve subito chiaramente che Marconi doveva avere aggiunto qualche altra cosa - qualche cosa nuova - a cio' che era gia' noto, dal momento che egli era stato capace di raggiungere distanze misurabili a chilometri. Decisi di recarmi immediatamente in Inghilterra dove il servizio governativo dei telegrafi stava compiendo esperimenti su larga scala. Il Sig. Preece, capo del General Post Office, con la massima cordialita' ed ospitalita' mi permise di prendervi parte, e in verita' cio' che io vidi era qualche cosa di completamente nuovo. Marconi ha fatto una importante invenzione. Egli lavora con mezzi dei quali nessuno prima di lui aveva interamente compreso l'importanza. Soltanto in questo modo noi possiamo spiegare il segreto del suo successo. Nei giornali tecnici e' stato fatto il tentativo di negare la novita' del metodo di Marconi. E' stato citato che la produzione delle onde Hertziane, la loro propagazione attraverso lo spazio, la costruzione del "coherer", erano cose gia' note prima.
E' vero: tutto cio' era conosciuto anche da me, eppure io non sono mai stato capace di superare un centinaio di metri. Marconi ha realizzato in primo luogo una intelligente apparecchiatura che, con l'uso di sistemi semplicissimi, permette un risultato tecnico sicuro. In un secondo tempo Egli ha dimostrato che questa specie di telegrafia si puo' agevolmente effettuare, da una parte con la connessione dell'apparato a terra, dall'altra con l'uso di conduttori verticali. Con questo metodo semplice quanto ingegnoso, Marconi ha accresciuto di un centinaio di volte il potere radiante delle forze elettriche."(1)

Testo tratto da: "The Century illustrated monthly magazine", 55 (n. s. 33), 1897-1898, pp. 867-874.